MONTE MUSINE’

Monte Musinè

A venti chilometri da Torino, in Val di Susa, si trova un monte dalla vetta tetra e spoglia che da tempi remoti colpisce l’immaginario umano: il Monte Musinè.

Il monte è un antico vulcano spento da millenni, ricco di gallerie e passaggi irregolari in gran parte inesplorati.

La vegetazione, particolarmente ricca ai piedi del monte, si dirada in modo quasi repentino con l’aumentare dell’altitudine, inutile qualsiasi tentativo di rimboscamento. La credenza popolare vuole che ciò sia dovuto alla processione delle anime dannate che percorrono il monte senza sosta. Secondo il pensiero moderno la causa invece deriverebbe dalle emanazioni radioattive di una base segreta.

Sulla sua cima sorge un’imponente croce in cemento armato eretta nel 1901 per ricordare la battaglia nella quale Costantino sconfisse Massenzio, dopo che all’imperatore apparve la scritta “In hoc signo vinces” grazie alla quale si convertì al Cristianesimo.

Vari sono i reperti storici, tra cui un’incisione su una lastra di pietra del periodo preistorico che mostra tre uomini con le braccia levate al cielo, sopra le loro teste tre soli di dimensioni diverse, di cui uno è un disco, mentre gli altri due sono semicerchi.

Si ipotizza che il disegno rappresenti le tre fasi solari: l’alba, il tramonto e il mezzogiorno con i tre uomini in adorazione del sole.

Si trovano inoltre delle coppelle, buche scavate nella roccia ad opera delle popolazioni celtiche, vere e proprie mappe celesti che rappresentano la Croce del Nord, l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore, Cassiopea e le Pleiadi.

Le “coppelle” formano, la costellazione della Lyra e nella foto sotto, la costellazione del Cigno.

Coppelle

Le leggende sul Monte Musinè si rincorrono come le immagini spettrali e i lupi mannari che vagano nella notte sulle sue pendici. Si racconta di una grotta, antica dimora di un drago, dove ogni primo maggio streghe ed indovini si danno appuntamento per festeggiare le forze del male. Già alcuni scritti del ‘600 narravano di musiche demoniache accompagnate da urla di dolore.

Un’altra leggenda racconta che Erode fu esiliato sul monte come punizione per la strage degli innocenti.

Nel 1973 apparve sulla vetta una misteriosa lapide di metallo, recante questa incisione:
“Qui è l’ultima antenna dei sette punti elettrodinamici che, dal proprio nucleo incandescente vivo, la terra tutta respira …”
Seguiva un elenco di entità “magiche” operanti sul monte.<

Gesù, Maometto, Confucio Abramo, Buddha, Gandhi e via dicendo.
La lapide conteneva inoltre un invito:
“Pensateci intensamente. Pensiero è costruzione”.
Cinque anni dopo la lapide scomparve, il 7 ottobre del 1984 un gruppo di esoteristi ne fece un’altra copia ricollocandola al suo posto e cementandola alla base della croce che spicca sulla vetta.

lapide

Ai piedi del monte esiste un “cono d’ombra” che oscura qualsiasi trasmissione radio, causando problemi anche alle trasmissioni radio degli aerei privati che sorvolano la zona. Il Musinè è noto anche per una serie di presunti avvistamenti UFO, di misteriosi bagliori azzurri, verdastri e fluorescenti, documentati sin dal 966 d.c.:
”Il vescovo Amicone si trovava in Val Susa per consacrare la chiesa di San Michele sul monte Pirchiano, di fronte al Musinè. Durante la notte i valligiani assistettero ad uno spettacolo affascinante.

Il cielo fu percorso da travi e globi di fuoco che illuminarono la chiesa come se fosse scoppiato un incendio”.

La chiesa di San Michele altro non è che la famosissima “Sacra di San Michele” che secondo una leggenda fu costruita dagli angeli. Il nome del monte sui cui sorge è una derivazione di Porcarianus o monte dei Porci, mentre il Musinè deriva dal dialetto piemontese e significa “asinello”.
Il bene di fronte al male, il drago di fronte a San Michele.

Inoltre, secondo molti esoteristi, il monte sarebbe un gigantesco catalizzatore di energie benefiche, capace di ampliare le facoltà extrasensoriali. Da alcuni viene indicato come una sorta di finestra aperta su un’altra dimensione. Storia e leggenda si fondono, come per Torino anche per la Val di Susa e qualunque sia la verità, quando si passa vicino al Musinè, con lo sguardo rivolto alla Sacra, le sensazioni scorrono veloci sulla pelle.

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